Blue Whale, il gioco al massacro
Chi ha seguito il recente servizio a Le Iene o ha dato un occhio al web ne ha già sentito parlare. Direttamente dalla Russia arriva il Blue Whale, un folle gioco composto da 50 prove dilazionate in 50 giorni. Si tratta di un escalation di compiti assegnati da un curatore/tutor che comprendono, tra gli altri, la visione di filmati psichedelici o film dell’orrore alle 4.30 del mattino, automutilazione, recarsi sulla cima di palazzi molto alti, isolamento dal mondo degli affetti e contatto con altri “giocatori”, il tutto corredato da feedback e filmati da consegnare al curatore. L’ultimo giorno, la sfida prevede “saltate da un edificio alto, prendetevi la vostra vita“. Nessuno può parlarne con nessuno.
Più di 150 le vittime negli ultimi mesi, uno anche in Italia. Quello che viene visto come un gioco è in realtà un plagio competo della psiche di ragazzi molto giovani che trovano la morte dopo una sequenza di orrori autoindotti.
Un’istigazione al suicidio curata nei minimi particolari e ben celata dietro il vetro opaco del “gioco”. I curatori inviano musica satanica e video di morti ai ragazzi, la cui età è compresa tra i 9 e i 17 anni, condizionandoli al punto tale che la morte diviene un inevitabile epilogo, celebrata dai membri della comunità come completamento del quadro. Il ventiduenne Philipp Budeikin è stato rintracciato e arrestato, riconosciuto come uno dei tutor, ma non sembra per nulla pentito: “Il mio obiettivo è quello di pulire la società”.
Questa follia che trova il suo incipit in Russia è diventata negli ultimi mesi una preoccupazione anche per l’Europa e il Brasile. Le autorità di Francia, Gran Bretagna e Romania si sono attivate promuovendo campagne di informazione e prevenzione per i soggetti considerati più vulnerabili. Il quindicenne livornese che pochi mesi fa si tolto la vita sembra essere una delle vittime di questa rete a maglie strette.
Se riscontrate in amici, parenti o conoscenti comportamenti quelli come sopra descritti o preoccupanti e angoscianti pubblicazioni sui social, non esitate a segnalarlo. Le “blue whale” nuotano felicemente negli oceani, non si lanciano dai grattacieli.