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Poi ritornano: gli hashtag più trash del 2016

Hashtag che passione! Da quando circolano il mondo è in modalità risparmio: meno caratteri, zero spazi, poca fantasia e tanto copia e incolla. Oggi le etichette che corredano foto e post svolgono un duplice ed essenziale compito: ci risparmiano l’imbarazzo di dover esprimere un concetto (e di vederci correggere i congiuntivi) e permettono la raccolta e la catalogazione di contenuti per analogie. Semplice, no? Un cancelletto messo al posto giusto assicura una buona visibilità sul web e una pioggia di like.
I giovani sono ovviamente i più assidui fruitori di hashtag che, molto spesso, danno vita a veri e propri neologismi. Da lì al trend è un attimo, poi. Il 2016 ci ha regalato una sere di inflazionatissimi hashtag che (purtroppo!) già scalpitano per ritornare – o forse non sono mai andati via. 

Gianluca Vacchi, signore indiscusso del lusso ostentato a tempo pieno e dei risvegli muscolari da barca, ha lanciato #enjoy. Inutile dire che l’invito a godersela è stato riproposto sotto ogni tipo di post, dai cannelloni della domenica alle vacanze in Costa Smeralda. Contenti che vi siate divertiti, ragazzi!

Similmente molto versatile è
#ciaone, di solito usato per suscitare invidia e ammirazione (si scrive ciaone, si legge guardate e rosicate) o esprimere rassegnazione, salutando con black humor la sorte avversa. 

Il
#2k16 ha reminiscenze di gioventù: i nati nel ’90 sono maestri di abbreviazioni e mutilazioni/esperimenti lessicali, tanto che qualcuno sta ancora cercando di decodificare le loro comunicazioni. La sostituzione dello 0 con la K non è stata ancora giustificata (anche perché non comporta alcun risparmio di tempo), semplicemente è più figo.

#riccanza e #ciaopoveri sono parametri di comparazione di status sociali (o incredibili botte di fortuna). L’autore del post è solito fotografare oggetti costosi, pranzi pantagruelici o outfit di haute couture per sottolineare l’evidente gap socio-economico con il pubblico all’ascolto. Quest’ultimo, incline all’autoironia, condivide in risposta immagini di crackers e formaggio e jeans strappati, con l’orgoglio di un soldato caduto in guerra, ma con onore!

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