Home»Relazioni»PALCOSCENICO E GHIGLIOTTINA: LA DOPPIA FACCIA DEL WEB

PALCOSCENICO E GHIGLIOTTINA: LA DOPPIA FACCIA DEL WEB

Nel bene o nel male purché se ne parli, è la filosofia dilagante delle web stars. Non basterebbe un’intera pagina di word per elencare tutte le stelline nate grazie ad internet, cui si aggiungono nomi già noti del mondo dello spettacolo, dello sport e della politica. Niente di strano se si considera che oggi una fetta considerevole della nostra esistenza si muove sotto i riflettori della rete, con o senza il nostro permesso. Nonostante le stringenti leggi sulla privacy e quelle sul copyright, il web spesso sa essere un mondo deregolato e selvaggio: una rete fatta a maglie cosi larghe in entrata da permettere il passaggio di ogni tipo di prodotto, senza selezione, e maglie tanto strette in uscita che è difficile tirarsene fuori. Al caos del calderone mediatico ci siamo abituati, alla fine del buon senso e alla maleducazione (fortunatamente) no. Esagerazioni, cyberbullismo, pubblicazioni sprovviste di previo consenso degli interessanti, scortesia e arroganza ed ecco che il palcoscenico brillante, eterno e di facile accesso, diventa un’arma a doppio taglio, capace di farci a pezzi. E’ semplicissimo entrare a farne parte, bastano username e password, una buona idea e un seguito di followers affezionati. Non importa quale sia il prodotto, su internet è tutto oro quello che luccica. Il rovescio della medaglia è che la fama dà alla testa e fa il solletico a invidie e frustrazioni collettive. Cosi il confine tra senso del pudore e libertà diventa sottile, in misura inversamente proporzionale agli incassi dei giornali scandalistici, i like e i memes sarcastici.

Ai lettori non sarà di certo sfuggito il servizio al telegiornale o il trafiletto del Mattino sull’ennesimo gesto disperato di un ragazzino preso di mira sul social network di turno, cosi come gli utenti che smanettano sui loro smartphone conosceranno di sicuro i volti più noti, le loro foto migliori (e quelle peggiori) e almeno un terzo dei commenti sotto, che variano in una scala da “ti adoro” a “muori presto”. Senza mezzi termini, ci si dichiara nemici giurati di questo o quello, si augura la morte o la peggiore delle malattie, si risale l’albero genealogico del malcapitato con epiteti di dubbia moralità, ci si arrabbia spesso, si sputa veleno e si riflette sempre meno. L’anonimato e il filtro che internet pone tra noi e l’altro sono uno scudo contro il quale rimbalzano malumori e cattiverie ingiustificate e dietro il quale il bullo si ripara dopo aver colpito. Alla vittima, invece, restano i fischi del pubblico.

Il 13 settembre la 31enne Tiziana Cantone si è tolta la vita, dopo essere diventata la protagonista di una storia triste e squallida che ha fatto il giro di telefonini e chat. Un video hot pubblicato senza il suo consenso, che le ha tolto la gioia di vivere e quel bel sorriso che spunta dalle riprese amatoriali. Costretta a cambiare casa e identità, Tiziana non ha retto il peso delle umiliazioni e le cattiverie che chiunque armato di tastiera e connessione le ha inferto.
Il suo nome e quella frase, “stai facendo il video? Bravo!”, hanno fatto il giro sulle bocca di tutti troppe volte e con troppa malizia per pensare di liquidare la faccenda sotto il nome di suicidio e gettarla in un cantuccio. Ogni commento, ogni risata, ogni condivisione e ogni vignetta, assieme ai loro autori, hanno ucciso Tiziana, un omicidio collettivo ai danni di chi non ha potuto rifugiarsi nel diritto all’oblio perché spinta – anche dopo la sua tragica scomparsa – al centro di una piazza digitale, sotto lo sguardo famelico del pubblico.
Il cyberbullismo e lo slut-shaming sono realtà tristemente note e in continuo aumento, non solo verso donne e adolescenti. Non importa il sesso o il conto in banca, la tua semplice adesione al mondo online ti espone al rischio di essere colpito da pallottole impazzite e imprevedibili. Una condizione inaccettabile e vergognosa, ma costante.

Di recente foto private della conduttrice Diletta Leotta sono finite in rete, hackerate dal suo computer personale. E il suo nome si aggiunge alla lista di chi prima di lei ha fatto i conti con una tale e sconsiderata invasione della propria privacy.

Diverso è invece il caso di chi ha fatto di internet il suo personalissimo show, del gossip il proprio mantra. Tuttavia è bene ricordare che per quanto accese siano alcune posizioni e discutibili gli eccessi di chi ha tempo e denaro da perdere, i rapporti virtuali, al pari di quelli face-to-face, si basano sul reciproco rispetto delle parti e che internet non è una valida scusa per essere violenti.

Non è certo la demonizzazione del web lo scopo di questo post, né tanto meno l’obiettivo a cui ci si augura di giungere, ma la sensibilizzazione ad un uso responsabile e prudente dei contenuti online, visti sotto la lente del buon senso. I polveroni e gli eccessi di cui sopra minano quella che dovrebbe essere la missione della rete: la divulgazione di materiale su larga scala che tende alla riduzione di asimmetrie informative, la convergenza di interessi e opinioni e scopi ludici nei modi, nei tempi e negli spazi entro i quali produrre plusvalore. La libertà di espressione va garantita e tutelata, ma gestita con consapevolezza e dignità: è la ragione, infatti, che ci distingue e ci impone, automaticamente, di contenere certi istinti primitivi che mal si conciliano con il vivere in società.

Precedente

LA RICETTA DEL SELFIE PERFETTO

Successivo

DOLCI DELLA DOMENICA: PLUMCAKE ALLA NUTELLA