Si spegne Bud Spencer, ora “anche gli angeli mangiano fagioli”

“Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata grazie“. Cosi il figlio Giuseppe comunicava ieri sera la scomparsa del grande attore.
Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, nasce a Napoli del 1929. Traferitosi giovane a Roma con la famiglia, entra in un club di nuoto, ma solo anni dopo – di ritorno dal Sudamerica – si afferma nello stile libero e nelle staffette miste. Entrerà nella storia come il primo italiano ad abbattere il muro del minuto nei 100m stile libero. Una serie di successi sportivi tra campionati, Nazionale, Europei, Olimpiadi e Giochi del Mediterraneo. Poi il cinema. Quo vadis? il debutto, nelle vesti di una guardia dell’impero romano. La svolta è sul set di Dio perdona…io no! quando, nel 1967, incontra quello che diventerà un inseparabile amico e collega, Mario Girotti. Diventano Bud Spencer e Terence Hill, sull’onda del fascino americano e il western comico, genere in cui sono destinati ad eccellere e splendere. Le scazzottate, le sparatorie, quel filo di grottesco che strappa una risata e rende i due attori, cosi tanto diversi fisicamente, idoli dalla portata europea, anche per i bambini.
Lo chiamavano Trinità (1970), …continuavano a chiamarlo Trinità (1971), Si può fare…amigo (1972), Torino nera (1972), …più forte ragazzi! (1972), Anche gli angeli mangiano fagioli (1973), …altrimenti ci arrabbiamo (1974), Piedone lo sbirro (1973), Piedone l’Africano (1978), Io sto con gli Ippopotami (1979), sono solo alcuni dei più noti titoli. Ma Pedersoli non mancò di sperimentare altri generi, come testimoniano la partecipazione al film di Dario Argento Quattro mosche di velluto grigio nel 1971 e le apparizioni televisive più recenti, Detective Extralarge (1991/1993) e I delitti del cuoco (2010).
Bud Spencer, grande, grosso, barbuto e dall’aria minacciosa; Terence Hill, biondo e affascinante, prendono poi strade diverse nell’approcciarsi al piccolo schermo, senza mai separarsi davvero. Nel 2010 ricevono il David di Donatello alla carriera. Intriso di dolore il breve messaggio di Girotti alla notizia della sua scomparsa: “Ho perso il mio più caro amico, sono sconvolto”.
Icona cinematografica, campione sportivo, buona forchetta, dichiaratamente di destra, infaticabile lavoratore poliedrico, da sempre fiero e legato alle sue origini; in precedenza Bud Spender aveva dichiarato: “non temo la morte. Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell’attesa e nel timore. C’è una mia canzone che racchiude bene la mia filosofia: “Futtetenne” (fregatene)”.
(fonte foto: Wikipedia.org)